Al Cappone

“Al Cappone” è un trittico che si presta a diversi livelli di lettura. Il primo è quello più superficiale che vede l’artista entrare in un supermercato con lo stesso entusiasmo di un bambino che entra in un negozio di giocattoli. L’artista racconta di aver visto questa “strana gallina gialla” e di aver avuto un’improvvisa voglia di fotografarla.

Il secondo livello di lettura entra più in profondità ed analizza il motivo d’attrazione subito dall’artista. Lui stesso afferma: “Certo il colore gioca la sua parte ma questa volta è sopratutto il corpo che mi colpisce. Non mi capita infatti spesso di vedere un animale intero nel banco frigo del supermercato e, se ci astraiamo un attimo dall’aspetto culinario, diventa una cosa piuttosto strana. Un corpo intero non è più solo un cibo, è una carcassa, cosa penserebbe un alieno entrando in un supermercato? perché questi umani vendono animali morti? cosa ci fanno?”

Il terzo ed ultimo livello di lettura, risiede nel voler ridare dignità ad animali che, come il cappone in questione, ne sono stati privati. Il cappone passa dall’essere esposto in un banco frigo al diventare arte, mostrato in spazi espositivi.